"Dialogo immaginario fra Beuys e Morandi"

Manuela Valentini, Il Resto del Carlino, Aprile 6, 2023

Così diversi, così uguali. A dividerli più di una generazione, dei luoghi e dei caratteri. Parliamo di Giorgio Morandi e Joseph Beuys, due 'giganti' della storia dell'arte moderna e contemporanea, alla quale la Galleria d'Arte Maggiore dedica una mostra dal titolo 'Imaginary Dialogue', aperta fino al 28 maggio in via d'Azeglio 15. Schivo, ma mai isolato, Morandi è nato nel 1890 e ha soggiornato a lungo a Grizzana, laddove era solito riprodurre sulla tela, in maniera astratta, i paesaggi intravisti dalla finestra di casa. Invece, Joseph Beuys è nato nel 1921 in Germania, ma ha sempre dimostrato molto interesse per le dinamiche politiche e sociali della sua epoca. Nonostante queste differenze, la curatrice Alessia Calarota è riuscita ad individuare anche delle affinità tra i due protagonisti. Il primo punto di contatto è rappresentato dall'attenzione che entrambi hanno sempre rivolto alle opere in edizione; Morandi, per esempio, nell'ambito della gerarchia dei linguaggi espressivi, considera l'incisione alla stessa stregua della pittura, a tal punto da tramutarla - come scrive il critico Cesare Brandi in un articolo del '46 - «nel fulcro stesso della forma pittorica». Anche Beuys eleva le edizioni a canale preferenziale della sua arte, dichiarando di essere interessato alle edizioni in quanto strumento di diffusione delle idee. In proposito, Calarota scrive in un saggio: «Nella scelta da parte di Beuys di produrre opere in multipli è implicita la loro funzione di vettori che facilitano la propagazione di messaggi, così come l'ideologia di un'arte "democratica", disponibile e fruibile a quante più persone possibili». Un'altra affinità tra Morandi e Beuys, sempre con riferimento alle opere in edizione, è rintracciabile nel ruolo fondamentale che entrambi gli artisti attribuiscono alla luce. Le acqueforti del pittore bolognese sono infatti pura ricerca di luce, espressa per mezzo di un tratto che si fa di volta in volta più fitto o rado, fino a scomparire del tutto. Beuys, invece, si avvale perlopiù del grigio e di materiali anomali (come il feltro o il grasso, per esempio) che gli consentono di evocare - come lui stesso dichiara in uno scritto dell'epoca - «un mondo lucido, un chiaro, forse persino trascendentale, mondo spirituale, […] attraverso una contro-immagine». A testimonianza di tutto ciò, in esposizione alla Galleria d'Arte Maggiore c'è un cospicuo numero di acqueforti, disegni, acquarelli e due olii su tela di Giorgio Morandi posti a confronto con 'Painting Version 69' di Joseph Beuys. Si tratta di un esemplare tratto da una delle edizioni più iconiche dell'artista tedesco, realizzata tra il '61 ed il '75, in tiratura di 90 copie originali. L'opera è costituita da un cartoncino verticale cosparso di tempera grigia, al di sopra del quale l'artista ha delineato le forme di due crani di pecora mediante del grasso. I soggetti rappresentati traggono ispirazione da un'altra opera di Beuys, unica, e intitolata per l'appunto "2 teste di pecora". Il supporto cartaceo, così come la monocromia dell'opera, vengono interrotti da un foro che conduce la visuale dello spettatore all'interno di un pertugio bianco, perché a Beuys interessa cogliere ciò che va oltre alla realtà.

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