Pablo Echaurren

Baroque'n'roll

Conversazione con Pablo Echaurren 

LUCA MASSIMO BARBERO 

Luca Massimo Barbero. 

Parlare del progetto Baroque'n'Roll significa affondare nel pieno delle tue radici culturali e personali. Penso in particolare al tuo essere nato a Roma, alla consonanza che la tua opera e il tuo immaginario sembrano avere con le stratificazioni vertiginose di questa città, scossa da dinamismi barocchi (dall'altare berniniano in San Pietro alla cupola spiraliforme di Sant'lvo alla Sapienza, fino all'estasi spirituale e fisica di Santa Teresa), ma allo stesso tempo animata da tensioni moderne, musicali, violentemente ritmiche. 

Quale genere di rapporto intessono Barocco e rock'n'roll nel tuo lavoro e in particolare nelle sei sculture esposte al MACRO? È possibile parlare di sintesi, come proverebbe il titolo che hai dato al progetto, o si è trattato piuttosto di un'operazione basata sull'opposizione, sul contrasto e sulla provocazione reciproca di poli distanti e differenti? Mi diverte l'idea di stimolare criticamente la tua risposta con una doppia citazione... Heinrich Wölfflin in Rinascimento e Barocco scriveva: «Il Barocco non dà mai il finito e il soddisfatto, non la calma dell'essere ma l'agitazione del divenire, la tensione di uno stato mutevole. E da ciò deriva, in altra maniera, di nuovo un senso di movimento. A questo appartiene il motivo della tensione nelle proporzioni [...]». Non ti sembra una definizione capace di attagliarsi perfettamente anche alla musica rock, alle vertigini delle chitarre e al ritmo agitato e spezzato dei rullanti? Come cantavano i Ramones: «Bop 'til you drop, bop 'til you drop, no matter what you just can't stop...».


Pablo Echaurren. 

Perfetto, partiamo da Roma che io contrappongo alla Grande Mela. Se New York è The Big Apple, una cosa da addentare, da mordere, da masticare, Roma è The Big Onion, una Grande Cipolla fatta di strati da sfogliare. Roma è una sovrapposizione continua, un collage di epoche, stili, generazioni, una sedimentazione in continua evoluzione. E nella sedimentazione entrano a far parte paganesimo e cristianità, Rinascimento e Barocco, tradizione e modernità. La mia Roma è anche la città in cui negli anni sessanta si è formata una generazione cresciuta al ritmo dei Beatles, dei Rolling Stones, dei Rokes e dell'Equipe 84. Dove il flower powerdialogava con gli svolazzi del Bernini. Dove i "capelloni" avevano scelto la scalinata di Piazza di Spagna come habitatscenografico. Dove gli Uccelli (un raggruppamento politico performativo) coloravano di creatività situazionista la loro protesta, arrivando a scalare proprio la borrominiana guglia a tortiglione di Sant'lvo alla Sapienza. Roma è tutto questo e molto altro ancora, è la sintesi degli opposti. Catacombale e trionfale. Sacro e profano, ex-voto e advertising,icone classiche e icone elettriche. Nella scelta poi di rappresentare come elemento totemico il basso e non la chitarra risiede un ulteriore passo chiarificatore. Il basso, mio strumento d'elezione, è uno strumento occulto, non sempre riconoscibile all'orecchio inesperto, ma è uno strumento essenziale, vitale, cardiaco. Uno strumento che col suo collante battente è ossatura, struttura, sostiene l'intera composizione. Il giro di basso tende a svilupparsi, a svolgersi, a evolversi ripetendo se stesso con varianti, come a tracciare un vero e proprio tessuto sonoro su cui si appoggia tutto il resto. Un equivalente musicale delle forme a spirale tipiche del Barocco. Forme che tendono a avvolgere e stravolgere l'ambiente circostante contaminandolo. Agitandolo. Scuotendolo dall'interno. Estroflettendolo. Shake, Rattle and Roll. 

 

Luca Massimo Barbero. 

Un altro elemento centrale della tua ricerca e dei suoi esiti scultorei recenti appare l'idea dell'horror vacui, dell'assenza di pause, di silenzi nel tessuto formale, cromatico, plastico delle opere. Questo aspetto avvicina il tuo lavoro alle espressioni artistiche barocche così come alle loro derivazioni futuriste, oltre che ovviamente alla partizione ritmica del rock'n'roll in cui il ritmo del backbeatnon lascia spazio né respiro. Aggiungo quindi un altro elemento alla nostra conversazione: quale ruolo ha avuto un certoFuturismo nella tua formazione e quale importanza nell'elaborazione dei lavori in mostra al MACRO? Pensi sia possibile tracciare una linea per unire questi tre poli: metamorfismo barocco, simultaneità rock e dinamismo e velocità futuristi? 

 

Pablo Echaurren. 

L'horror vacui domina tutto il mio lavoro. Da sempre. Dai primi quadratini degli anni settanta a oggi. Riempire la superficie senza lasciare un frammento di spazio libero è la mia cifra distintiva. E impulsiva, compulsiva, automatica. Assecondare quest'ossessione equivale a cercare di sedare le mie ansie. Ha un effetto terapeutico. I wanna be sedated, cantava Joey Ramone. lo mi sedo da me. Non chiedo che siano altri a farlo. Come nel Gotico la proliferazione di esseri mostruosi, deformi e intrecciati fra di loro, serviva a esorcizzare il maligno, a distrarlo, a confonderlo e dunque allontanarlo, rivestiva perciò un ruolo apotropaico, così io invado la superficie per impedire all'angoscia - sempre latente in me - di insinuarsi e fare il suo sporco lavoro. Creo una rete di protezione. Diceva Karl Kraus che la radice è nella superficie. È quindi dalla superficie che prende le mosse il mio fare. Dopo il Barocco è stato il Futurismo a tenere alta la bandiera della ricerca in Italia: non c'è dubbio che una certa continuità tra i due movimenti vi sia. Il Futurismo è un Barocco motorizzato così come il Barocco è avanguardia ante !itteram. La consonanza sta nell'enfasi, nella ridondanza, nella libertà di espressione oltre ogni costrizione dettata dalla moderazione. Nell'infrazione dei codici. Mi piace inoculare a questo miscuglio iniezioni soniche, creare un humuspunk su cui far germogliare il mix di barock, allevare una coltura batterica che dia vita a un nuovo prodotto di sintesi. Partiamo da un dipinto di Giacomo Balla del 1913, le Linee andamentali + successioni dinamiche. Volo di rondini. In questo quadro le linee sinusoidali del volo ridisegnano la geometria rendendola immaginativa,ar- bitraria, soggettiva. In più il tracciato assume la valenza di un pentagramma fluido su cui le rondini-note scivolano e si moltiplicano creando un effetto di confusione musicale, un vero e proprio stridìo visivo. Una sorta di rumore arabescato che, catturato dal pennello, potreb- be essere poi suonato dal "fretless" di Jaco Pastorius. In questo senso ho ipotizzato la presenza del basso e ho realizzato una grande tela intitolata Linee andamentali di un giro di basso. 

 

Luca Massimo Barbero. 

Analizzando più nel profondo gli aspetti formali di queste sculture, emerge chiaramente la tua acuta riflessione su un altro toposdel Barocco e del Futurismo: l'ellisse. Cito nuovamente Wölfflin: «Il cerchio per esempio è una forma del tutto calma. immutabile, l'ovale è irrequieto e sembra tendere a un continuo mutamento. Gli manca la necessità. li Barocco per principio crea queste proporzioni "libere". Il finito, il completo è contrario alla sua indole». In maniera significativa Roberto Longhi riprende da Wölfflin l'opposione cerchio-ellisse per parlare dei pittori futuristi:«Il problema del Futurismo di fronte al Cubismo è quello del Barocco di fronte al Rinascimento: il Barocco non fa che porre in moto la massa del Rinascimento[ ...]. Al cerchio succede l'ellisse. Cerchio è staticità abbandono riposo. Ellisse è cerchio compresso energia all'opera movimento». In quest'ottica non appare quindi un caso la tua scelta di inserire le immagini di strumenti musicali all'interno di edicole ovali, incorniciate da putti e scheletri e da cui si irradiano spessi fasci di luce materializzata. Anche il rock ha un andamento ellittico, è una musica che si muove intorno a più centri, spezzando l'unità ritmica.. 

 

Pablo Echaurren. 

L'uovo è ellittico, non circolare. Per definizione è matrice di vita e dunque di movimento. L'orbita del pianeta è ellittica. L'ellisse è per sua natura eccentrica. 

Per Carlo Carrà l'ellisse era espressione della nuova pittura, per Paolo Buzzi futurista L'ellisse e la spirale (1915) sono gli elementi costitutivi della modernità e della velocità. 

E la velocità è il tratto distintivo del rock che accelera il blues fino a condurlo nei circuiti del punk dove i Ramones prendono il posto dei Fab Four incarnandosi nel nuovissimo mito dei Fast Four. È a questi miti fondanti e fondenti che faccio riferimento. Ma, attenzione, in queste mie ceramiche non c'è alcun intento irriverente o semplicemente "divertente", vi è invece il piacere di riallacciarmi a una grande tradizione, inserirmi in una cornice protettiva e decorativa di tipo classico. 

Le mie "edicole" sacralizzano uno strumento che è cuore pulsante, cuore elettrico, cuore collettivo. Lo raccontano in maniera plastica e lo offrono al passante. Nei diversi tipi di basso ciascuno può ritrovare la propria musica, ricostruire una colonna sonora, scaricare una playlist totale mentale. 

 

Luca Massimo Barbero. 

Da questa conversazione emerge in maniera sempre più netta l'idea di una ricerca che tende allo spiazzamento, al rovesciamento delle aspettative, alla metamorfosi concettuale e formale. L'uso della ceramica come materiale non fa che confermare tale impressione. Puoi spiegare il senso di questa scelta? Perché ritrarre e germinare bassi elettrici attraverso questa particolare tecnica? 

 

Pablo Echaurren. 

La poetica del sensazionale, del meraviglioso, l'idea di arte come modo di pensare figurato, l'allegorismo, il metamorfismo, il grottesco, i paradossi, i motti di spirito, l'onirismo sono le note barocche di cui mi cibo quotidianamente. 

Lo stesso horror vacui di cui parlavamo sopra è paura/ tentazione dell'abisso. Una sensazione che pervade tanto gli spazi mobili, molteplici e simultanei del Barocco, in cui l'io razionale perde la propria identità per diventare parte di un tutto, quanto la condizione postmoderna dove il futuro non è più una certezza. No future, per dirla coi Sex Pistols. Dove la città è luogo di flussi e dove è il basso elettri-co a battere il nuovo tempo. Per quanto riguarda la tecnica, l'uso della ceramica riconduce al santo patrono, al presepe, all'altare votivo. All'immaginario del culto popolare. Al pop nel vero senso della parola, al paesaggio nostrale. 

 

 

Febbraio 12, 2011
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