La mostra interdisciplinare Davide Benati / Antonio Tabucchi. Terrazze esplora i legami profondi tra l'arte/ letteratura attraverso l'amicizia e la collaborazione artistica tra due figure eminenti della cultura contemporanea: Davide Benati e Antonio Tabucchi. Un gigante della letteratura italiana contemporanea, citato anche per il Nobel, e un artista contemporaneo, presente due volte alla Biennale di Venezia - la prima volta nel 1982 e la seconda volta con una sala personale nel Padiglione Italia nel 1990 - costruiscono insieme un'opera omnia. I racconti di Antonio Tabucchi, insieme alle tele di Davide Benati con le quali sono stati creati simultaneamente, costituiscono un insieme coerente e indissociabile. In un certo senso, rappresentano una creazione a quattro mani dove le parole e le immagini dialogano e si completano. Sebbene i racconti siano scritti unicamente da Tabucchi e le pitture realizzate unicamente da Benati, l'esposizione permette di immergersi nella loro collaborazione artistica. Questa esplorazione congiunta rivela i legami sottili e profondi tra la scrittura poetica di Tabucchi e le composizioni visive di Benati. Tra le opere esposte, si trovano dodici pezzi tra acquerelli e oli, che testimoniano la diversità e la ricchezza di questa collaborazione.
Davide Benati nasce a Reggio Emilia nel 1949, ma la sua carriera artistica prende avvio a Milano, all'inizio degli anni Settanta. Mentre il clima generale si caratterizza per ricerche ed esiti concettuali, Benati riscopre i valori della pittura: utilizza, nella maggior parte dei casi, la tecnica dell'acquerello, perché, come spiega egli stesso, «nella trasparenza dell'acquerello ritrovo una sorta di coscienza esistenziale. Attraverso la sua limpidezza cerco la luce, un fatto non necessariamente fisico, ma piuttosto spirituale».
Fondamentale nello sviluppo della sua poetica sarà un viaggio in Nepal intrapreso nel 1977: è in queste terre che l'artista entra in contatto con la cultura orientale, rimanendo col tempo affascinato soprattutto dal mondo cinese e giapponese. La riscoperta di civiltà antiche entra nei suoi lavori insieme ai riferimenti alla letteratura e alla filosofia. Nel 1982 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia e, dopo le prime sperimentazioni, è proprio in questo periodo che il suo linguaggio prende definitivamente forma: leggere pennellate che si stendono su sottili fogli di carta, lasciandone intravedere così la trama. Nel corso degli anni Ottanta i suoi lavori si concentrano prevalentemente su motivi floreali, rappresentati da lunghi steli adagiati delicatamente sul supporto o da grandi fiori che occupano l'intera superficie: in ogni caso ciò che colpisce è la delicatezza delle figure, le quali dialogano perfettamente con le imperfezioni del supporto cartaceo. Nel 1990 partecipa nuovamente alla Biennale di Venezia occupando, questa volta, uno spazio personale. Risale a questo periodo la serie Doni della bassa marea, che, in qualche modo, si ricollega alle ricerche precedenti: si intravedono, infatti, i fiori che molto spesso popolano la sua produzione, ma da questo momento assumono piuttosto le sembianze di nuclei luminosi, fonti dalle quali si sprigionano forze energetiche intense che, grazie alle qualità dell'acquarello, conservano comunque un'aura di morbidezza. La forte amicizia con lo scrittore Antonio Tabucchi, e un viaggio che hanno compiuto inseme nel Portogallo del Nord, lo porta invece a concepire intorno alla metà degli anni Novanta il ciclo delle Terrazze. E' a Braga infatti che la rivelazione di una magnifica terrazza di legno con un glicine antico e contorto fornisce lo spunto per questo ciclo in cui pennellate energiche e corpose riproducono i rami contorti del glicine, in un gioco elegante di dialogo con gli spazi lasciati vuoti nel foglio o, in altri casi, con fasci di colori accesi e luminosi. Segue poi la serie Segrete, in cui misteriosi portali si aprono verso l'oscurità. Il nuovo millennio si apre con il ciclo dal titolo Neve a sera. Qui l'artista realizza superfici quasi monocromatiche, scandite da presenze materiche evanescenti e rarefatte: sembra quasi di assistere a resoconti di viaggi lontani che il pittore compie per farci vivere l'esperienza di nuovi paesaggi, a volte candidi e gelati, altre volte torridi e oscuri.
La sua pittura, nel frattempo, ha conquistato alcune delle città più importanti al mondo, come Parigi, Zurigo e New York.
Antonio Tabucchi - (Pisa 1943 - Lisbona 2012), è uno dei più grandi scrittori italiani contemporanei, noto per le sue opere di narrativa e i suoi saggi. È autore di oltre venti libri tradotti in tutto il mondo, tra cui le sue opere più celebri sono: Notturno Indiano (1984), Sostiene Pereira (1994) e Il filo dell'orizzonte (1986), adattati al cinema rispettivamente da Alain Corneau, Roberto Faenza e Fernando Lopes. La sua prosa raffinata fonde temi esistenziali, politici e storici, esplorando le identità multiple e il senso del tempo. Oltre al suo talento letterario, Tabucchi ha insegnato letteratura portoghese all'Università di Siena, traducendo molte opere di Fernando Pessoa in italiano. È stato anche professore ospite al Bard College di New York e al Collège de France. Appassionato del Portogallo, ha vissuto a lungo a Lisbona, contribuendo attivamente a far conoscere la cultura lusitana. Ha collaborato con giornali prestigiosi come Le Monde, il Corriere della Sera e El País, e ha pubblicato numerosi testi su La Nouvelle Revue française. Premiato con numerosi riconoscimenti letterari internazionali, Antonio Tabucchi lascia un'eredità letteraria inestimabile, ricca di riflessione ed emozione.