Protagonista di importanti mostre durante le più recenti edizioni de La Biennale di Venezia, Roberto Sebastian Matta torna alla Galleria d'Arte Maggiore g.a.m. con una nuova esposizione nella sede di Bologna. I dipinti, le tecniche miste e le sculture in bronzo selezionate da Franco e Roberta Calarota tracciano un ritratto completo di un artista che ha profondamente e ripetutamente rivoluzionato la scena artistica internazionale con cui è entrato in contatto, riunendo in sé le diverse culture che ha incrociato nel suo cammino. Dalla terra natia, il Cile, Matta si trasferisce infatti a Parigi dando un grande impulso alla nascita del Surrealismo per poi spostarsi a New York e influenzare la generazione degli artisti più giovani che avrebbero dato corso all'Espressionismo Astratto americano. La memoria del passato – dalle suggestioni mitiche delle terre Precolombiane al mondo etrusco passando per l'arte oceanica e primitiva – si unisce in Matta a visioni proiettate in un futuro avveniristico, creando così una dimensione immaginata che non cancella però i legami con la realtà sociale e politica in cui l'artista si è sempre sentito fortemente coinvolto.
Il trasferimento a Parigi all'inizio degli anni Trenta segna un momento fondamentale nello sviluppo della poetica di Roberto Sebastian Matta (Santiago del Cile, 1911 – Civitavecchia 2002), che subito entra in contatto con le personalità più di spicco della città, tra cui Federico García Lorca, Salvador Dalí e Andrè Breton. E' proprio quest'ultimo a introdurre Matta al Surrealismo, di cui diventerà uno dei promotori e una delle voci più importanti. Lasciata l'idea di un'architettura di spazi reali – oggetto dei primi studi universitari di Matta – l'artista si addentra nella complessità di un'architettura mentale, percorrendo i luoghi della conoscenza e invitandoci ad entrare in una dimensione altra in cui l'interiorità dell'uomo prende forma. Inizia la realizzazione dei cosiddetti “inscapes”, paesaggi interiori fantastici, o “morfologie psichiche” a partire dal 1938, anno del suo battesimo surrealista all'Exposition International du Surrèalisme. A New York, dove si rifugia allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale su invito di Duchamp, il suo repertorio di immagini fantastiche popolate da creature antropomorfiche non lascerà indifferenti i giovani artisti della celebre Scuola di New York, come Pollock, Motherwell e Rothko, di cui la pittura di Matta è per molti tratti anticipatrice.
Tra gli olii selezionati per la mostra si distingue La lumiere de l'edore, opera realizzata nel 1958 quando Matta è già un artista universale, con opere esposte nei più importanti musei in Europa e negli Stati Uniti. E' del 1957 infatti la grande retrospettiva che gli dedica il MoMA di New York. Nella tela, i segni, i colori e le figure scatenano domande e interrogativi e non si chiudono ad una univoca interpretazione, rispondendo così al tentativo di trasporre sulla tela i misteri della mente. I toni luminosi della tela si discostano da quelli più scuri spesso presenti nel decennio precedente, lacerato dagli sconvolgimenti sociali e politici della Guerra a cui Matta non era mai rimasto indifferente. Agli olii si affianca una selezione di tecniche miste su carta in cui incomincia a comparire il tema dell'automobile, usato spesso dall'artista come provocazione contro il consumismo. Molto interessante la sezione dedicata alle sculture in bronzo, in bilico tra totem che sembrano emersi da antiche civiltà e personaggi mitologici al limite dell'immaginario in cui epoche, culture e suggestioni si fondano dando vita a uno spazio atemporale. La produzione scultorea di Matta sta ricevendo sempre più interesse da parte di collezionisti e critica, come testimonia la mostra - inserita tra gli eventi collaterali ufficiali della 56. Biennale di Venezia nel 2015 - nel suggestivo Giardino di Palazzo Soranzo Cappello, sede della Soprintendenza del capoluogo veneto. Non era la prima volta che si accendevano i riflettori su Matta durante l'importante manifestazione veneziana: in concomitanza con la Biennale del 2013 la Fondazione Querini Stampalia ha infatti ospitato un'inedita mostra di Matta insieme ai figli Gordon Matta-Clark e Pablo Echaurren. Entrambe le mostre sono state organizzate dalla Galleria d'Arte Maggiore g.a.m., sul solco di altre importanti esposizioni che si susseguono fin dagli Anni Ottanta, quando i fondatori della Galleria, Franco e Roberta Calarota, instaurano con l'artista un vero rapporto di amicizia e di confronto con lunghe chiacchierate alla “Bandita”, un ex convento alle porte di Tarquinia che Matta aveva trasformato nella sua ultima casa-atelier.