Giorgio Morandi e Giorgio de Chirico si confermano ancora una volta come i protagonisti dell'arte italiana nel panorama internazionale, come sottolineano le mostre che di recente il Metropolitan Museum di New York e il Musée d'Art Moderne de la ville de Paris hanno dedicato all'uno o all'altro dei due maestri. Due indiscussi rappresentanti del Novecento del nostro paese, oggi proposti insieme in un'unica ed interessante rassegna voluta ed ideata da Franco e Roberta Calarota pronta a stimolare una nuova riflessione sul loro lavoro ed a far emergere inediti aspetti del loro fare artistico. Un originale dialogo tra poetiche e suggestive atmosfere che ha luogo tra le mura della Galleria d'Arte Maggiore g.a.m. dove il raffinato linguaggio, strumento ideale per esprimere una straordinaria essenzialità lirica, del maestro bolognese incontra la forte carica evocativa che emerge dalle tele del pittore metafisico in una continua osmosi creativa.
Nonostante Giorgio Morandi e Giorgio de Chirico abbiamo col tempo maturato un linguaggio del tutto personale e originale, è percepibile uno speciale legame tra le poetiche e le sensibilità dei due artisti. Dopo il loro incontro nel 1919 e la partecipazione di Morandi alla cosiddetta "scuola metafisica", i percorsi dei due artisti si separano ma rimane intrigante, o forse lo diventa anche di più, il confronto tra l'impalpabilità e la sospensione delle forme delle nature morte, dei fiori o dei paesaggi di Morandi e l'enigmaticità degli interni metafisici e delle piazze di De Chirico, tra la sospensione nel tempo e nello spazio in cui sono immerse le famose bottiglie e gli scenari ambigui e immoti da cui emergono i noti manichini. In altri termini, il confronto più suggestivo è tra i due diversi e del tutto personali modi di interiorizzare il mondo esterno. Se è vero che si alternano sulle pareti della Galleria d'Arte Maggiore g.a.m. opere diverse per soggetti e tecniche, è altrettanto chiaro che la realtà esterna presentata in ogni opera è un pretesto per offrire una visione interiore di ciò che ci circonda.
Entrambi i nostri due artisti offrono una chiave di accesso diversa a questa dimensione più intima e privata: Morandi gioca con gli oggetti quotidiani e domestici, con scenari riconoscibili immersi in luci vibranti, realizzati con forme essenziali e con quelle tonalità di colore così riconoscibili; De Chirico si avventura invece in un mondo altro, popolato da personaggi bizzarri o, se familiari, comunque stranianti perché collocati in uno spazio-tempo che non è quello abituale. L'uno si esprime attraverso visioni calme e ordinate, l'altro fa proprie atmosfere più incerte e inquietanti.
Nel complesso la mostra si rivela quindi un'occasione importante di dialogo diretto tra due dei maggiori artisti che hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell'arte del Novecento e su cui in questi ultimi anni si è acceso anche un forte interesse internazionale per approfondirne lo studio come dimostrano le recenti mostre di Morandi al Metropolitan Museum di New York e di De Chirico al Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris.
L'allestimento in Galleria della selezione delle opere di Morandi prevede una particolare attenzione al taglio compositivo privilegiato dall'artista e alle sue scelte di luce e di intensità del segno. Mentre nel caso di De Chirico si intende dare visibilità alle diverse fasi della sua produzione esponendo opere dal 1928 agli anni Sessanta.