Il nuovo anno apre alla Galleria d'Arte Maggiore g.a.m. con l'opera di Sam Francis, tra gli artisti più ricercati nel panorama dell'Espressionismo astratto americano. La mostra monografica ripercorre la carriera con un nucleo di opere che evidenziano dapprima l'influenza esercitata da altri artisti americani - tra cui Jackson Pollock e Clyfford Still - per presentare poi le tappe dello sviluppo di uno stile personale che diventa tale dopo il trasferimento a Parigi del 1950 e i diversi viaggi in Giappone, in cui Sam Francis impara un diverso uso dello spazio e sviluppa una sensibilità particolare per i valori cromatici.
L'ambizione dell'artista è quella di rinnovare l'arte del suo tempo a partire proprio dal colore che macchia, schizza e cola sulla tela con una vitalità e un'energia del tutto nuove.
Nato in California nel 1923, i veri inizi della carriera artistica di Sam Francis sono collocabili a Parigi negli anni Cinquanta. La luce di Monet e i colori di Matisse sono la scintilla per fare evolvere il suo stile che da una serie di primi lavori monocromatici passa a tele dal forte impatto cromatico in cui dominano forme astratte, ariose e piene di luce. D'altra parte lui stesso confessa: "il colore è per me la vera sostanza, il punto di partenza che non è né il disegno, né la linea". Mentre il colore è libero di circolare sulla superficie del quadro, si originano forme biomorfe e contrasti brillanti tra le tinte che si stagliano in giochi seriali, ma non simmetrici, in contrapposizione con gli spazi lasciati volutamente bianchi sulla tela. L'uso del colore di Sam Francis è spontaneo, impulsivo e indipendente dal supporto, come dimostrano i dipinti murali commisionati a Tokyo, Basilea, Berlino, New York, San Francisco e l'interesse per i materiali di uso comune. Come lui stesso sottolinea: "la carta è assai più bella della tela. È più profonda. Mi piace il modo in cui la pittura scivola sulla fibra".
Una predilizione che porta Sam Francis a realizzare un nucleo significativo di acquarelli e di litografie e che lo porterà a segnare l'apice di questa tecnica negli anni Sessanta. Dopo l'apertura di un negozio di stampa grafica e le innumerevoli prove nel laboratorio da lui fondato, Sam Francis conquista una padronanza tale della tecnica litografica da riuscire a creare la stessa spontaneità di forme e colori raggiunta nella pittura. E se negli anni Sessanta la sua base si sposta a Los Angeles, da dove si muove spesso per i suoi numerosi viaggi, tra il 1973 e il 1974 si trasferisce a Tokyo, in Giappone, dove le sue opere subiscono l'influenza del misticismo e della filosofia orientale. Le conseguenze sulla sua pittura sono concrete ed il suo stile si fa sempre più ricco di contrapposizioni tra gli spazi vuoti ed il colore.
Nel resto del decennio la tendenza è quella di un maggiore minimalismo e di una più forte astrazione, negli anni Ottanta Sam Francis devia verso forme più strutturate, con colori "duri" e forme più disciplinate.