MATTIA MORENI
“Il Percorso interrotto – Ultimo decennio 1985-1998”
Kunsthaus AMBURGO 21 Aprile – 25 Maggio
Un grande artista non reputa mai davvero conclusa la propria ricerca. Mattia Moreni non si è mai fermato, ma ha continuato a sperimentare fino alla morte nel 1999. Per raccontare una storia artistica ricca di spunti, di influenze e di percorsi non scontati nasce l'idea di allestire un ciclo di tre mostre che si focalizza su due momenti chiave di Moreni: i primi anni e l'ultimo decennio di vita. Teatro privilegiato di queste esposizioni è la Romagna, così importante nella biografia dell’artista, ma anche la Germania e in particolare Amburgo che conferma l’interesse per Moreni già manifestato in numerose mostre, tra cui l'antologica al Kunstverein del ‘64. Tre esposizioni che sono parte di un unico progetto e che insieme gettano nuova luce sull'opera di un artista riconosciuto come cardine della storia dell'arte del secondo Novecento.
Il percorso che porta ad una conoscenza più approfondita di Mattia Moreni inizia nella città di Bagnacavallo (Ravenna) al Museo Civico delle Cappuccine sede dal 6 aprile al 7 giugno di “Preludio – Primo decennio 1941-1953” e si conclude con la mostra “Il percorso interrotto – ultimo decennio 1985-1998” prima alla Kunsthaus di Amburgo dal 21 aprile al 25 maggio e poi di nuovo in Romagna ai Magazzini del Sale di Cervia (Ravenna) dal 27 giugno al 7 settembre.
Il confronto tra questi periodi induce a riflettere su come la ricerca di Mattia Moreni sia sempre stata in movimento e su come ogni risultato non sia mai stato considerato come punto di arrivo, ma come stimolo per cercare nuovi linguaggi e nuove forme di rappresentazione. L’artista stesso ripeteva che “l'ossessione è la condizione della ricerca”.
Mai prima d’ora un’esposizione è stata interamente dedicata alla fase iniziale di questo incessante studio. La mostra di Bagnacavallo si presenta come un’occasione unica per capire e apprezzare l’iniziale fascino dell'artista per la sintassi postcubista prima, ed espressionista, poi. Ma Moreni si mostra presto insofferente a una troppo rigida disciplina fatta di regole geometriche e le infrange con spavalde pennellate di colore. Sono anni vivaci per il nostro paese e le ricerche si sovrappongono: dopo aver aderito al Gruppo degli Otto, Mattia Moreni è tra i primi a percepire la novità delle tematiche informali e la sua arte da questo momento si farà sempre più esplosiva, materica e gestuale.
La figurazione, elementare e beffarda, domina i lavori in mostra ad Amburgo e Cervia realizzati nell’ultimo decennio prima della morte ed approfondisce le tematiche che in questo periodo attirano l’attenzione dell’artista: il rapporto dell'uomo nell'età elettronica, la regressione della specie e della pittura stessa. Scomparsa la raffinatezza, il segno si fa “regressito” e brutale; il colore, forte e aggressivo, viene steso dal tubetto su tele spesso di grandi dimensioni. L’artista stesso si ritrae in una serie di autoritratti realizzati con lo stesso stile pseudo-infantile tipico di questo decennio.
Il lavoro di squadra e la collaborazione tra istituzioni culturali, curatori e storici dell’arte sono di fondamentale importanza per la realizzazione di questo progetto. L'Archivio Mattia Moreni e la Maggiore Eventi d'Arte di Bologna di Franco e Roberta Calarota ha lavorato a fianco di Claus Mewes direttore della Kunsthaus di Amburgo, di Giuseppe Masetti direttore del Museo Civico delle Cappuccine e del Prof. Claudio Spadoni storico dell'arte e direttore del MAR di Ravenna. A quest'ultimo e al Dott. Mewes sono affidati i saggi critici raccolti nel catalogo edito da Silvana Editore con traduzioni dei testi in tedesco e in inglese.