Giorgio Morandi visto da Cesare Brandi
Quando conobbi Morandi, nel '33, stava in via Fondazza. L'altro giorno a Bologna, sono tornato, quasi tra un treno e l'altro, a salutare Morandi. Abita ancora in via Fondazza. Non e un particolare di poco conto, per Morandi. Stare a Bologna ed abitare in via Fondazza. Sembrava qualche anno fa, che dovesse lasciare quella casa, la cui unica e modesta bellezza, l'affaccio su una specie d'orto che e anche una specie di giardino, ricevera ora un deleterio attacco, una crudele decurtazione, se non un totale assorbimento ad un nuovo corpo di fabbrica. Per Morandi e un dolore grosso: oltre tutto e l'alterazione di un paesaggio urbano che e a lui carissimo, anche se nessun altro, che non fosse lui, sarebbe riuscito a cavarci un ragno da un buco. Lui sospira, ad ogni modificazione ma poi il paesaggio ci esce fuori lo stesso. Sospira, per l'albero cresciuto, per l'albero tagliato, per la persiana riverniciata, per la nuova porta, per il nuovo balconcino. Sospira ma ecco che l'anno dopo, si va a trovarlo, e, con lieto stupore, vediamo acquisite al paesaggio, che sta sul cavalletto, anche le antenne a T della televisione. In quei cieli che sono solo suoi, cieli bolognesi, certo, ma della Bologna di Morandi, s'intravede come una grinza, una cicatrice lievissima; ma e l'antenna della televisione che si e incorporata al cielo come la polvere sulle sue bottiglie. Morandi non se ne vanta: ma come poteva fare il torto di rifiutare al suo paesaggio solito quel nuovo elemento, intruso finche si vuole, ma reale?
Veramente non c'e casa piu limpida di quella di Morandi. Entrare in quella casa modesta e come bere ad una fontana di monte, e come sedersi su un prato fiorito, e come passare vicino ad un forno di campagna. E' una casa su cui sembra essersi fermata una stella, di quelle, come scriveva Palazzeschi in una poesia lontana, che non si sa, se neppure ce l'ha, una grande citta. In questa casa d'affitto, tutto e modesto, ma tutto e lindo, ma tutto e lucido di quella lucentezza che ha una storia come la buona educazione, una storia di attenzioni e di rinunzie. E poi ci sono i fiori.
Questa e un'altra passione di Morandi. Anzi d'inverno, quando, dal residuo orto sottostante, i vasi vanno portati in casa, per via del gelo, nel pianerottolo, su cui da la porta di casa Morandi, appare una gradinata di piante che placidamente svernano in quell'aria che turbina quasi come all'aperto, per la tromba delle scale. E quei vasi tanto curati dalle pie sorelle Morandi, sembrano guardarvi e scrntarvi, prima che osiate passare la soglia. Le fucsie, soprattutto: mi hanno sempre intimorito quelle fucsie. Tuttavia non gli do troppo ascolto e passo la soglia. La carissima sorella di Morandi e la che attende con un sorriso... Ma non vi avrei detto nulla di Morandi, se non accennassi almeno a Grizzana...Grizzana per chi viene da Firenze con la direttissima, e una stazione che neppure ci se ne accorge, nel fondo valle, e la costa sale giallastra e spelacchiata. Cosi l'avevo vista, e non mi aveva invogliato a conoscerla meglio, quando mi ero incontrato con Morandi. Del resto non e che i paesaggi di Morandi ne ritraessero aspetti particolarmente ameni. In tutta serenita avevo potuto, allora, designare Grizzana come uno dei luoghi ameni d'Italia.
Per Morandi, invece, e un luogo della fantasia, il punto d'incontro della strada maestra quotidiana con quei sentieri aerei, che conducono alla pittura, alla sua pittura. Con cio Grizzana, paesello sperduto dell 'Appennino tosco-emiliano e divenuta una localita che non e lecito ignorare a chi si occupa di pittura moderna: un po' come Arles per Van Gogh e l'Estaque per Cezanne...
In occasione della consegna del Gran Premio della Biennale di San Paolo del 1957, consegna che avvenne a Roma nel Palazzo Pamphili dell'Ambasciata del Brasile, Morandi, che non amava parlare in un pubblico, neppure tanto vasto, mi prego di rivolgere per suo conto un indirizzo all'Ambasciatore. Le uniche parole che pronuncio Morandi furono: "Grazie, signor Ambasciatore, tante grazie".
...Delle cattedrali di Monet, incendiate o incenerite, si ricorda il flusso dei colori, cosi consenzienti e coniugati nell'alimento dell'aria; e l'alba o il tramonto che ancora poteva illuminare gli sciaquii delle Figlie del Reno e i gridi gutturali delle Valchirie. Ma a questi paesi di Morandi, presi a momenti diversi, non vale fissar l'alba o il tramonto: si riferiscono ad una vicenda che non si compie nel giro del giorno. Il riporto degli effetti di luce, con tutti gli accorgimenti armonici, di Monet tradiva la trasposizione ottica, in cui quel bell'ingegno si perse. Piace riconoscere nelle riposte campagne di Morandi uno sguardo che non si ferma a coglierne soltanto il diverso comporsi delle ombre e delle luci: poiche divengono, non una veste armonica, variata su una linea di canto, ma inflessione stessa del canto. Ricordo una siepe, lungo la strada (e doveva essere arruffata di roghi polverosi, cosi stemperata ora), la facciata della Villa coi pioppi magri: e di recuperare queste cose come appartenessero ad un ricordo, e di sentirle con una emozione che non si collega a nessun ricordo, eun primo passo per incamminarsi nella pittura di Morandi. La quale, ormai, nella serena immagine che offre di se, non tocca dalle polemiche, castigata e percio pura, data il tempo in cui sorge; cosi vorremmo dirla benefica e quasi celeste.
Vi sono pittori per cui l'incisione rappresenta una via secondaria, e quasi di campagna, un modo di prendersi le vacanze dalla pittura: altri, per cui l'incisione diviene il fulcro stesso della forma pittorica. Se di questi ultimi fu Rembrandt il principe, e fra questi che si schiera anche Morandi. Fin dalle sue prime incisioni - un paesaggio del 1913 lo attesta - pittura e incisione si prospettano con gli stessi problemi di stile, con un eguale drastico rigore; e si deve intendere che ne pittura ne incisione divengono percio succedanee l'una dell'altra. Ma come la pittura e formata sul traguardo di un colore che tende a darsi il meno possibile in proprio, ossia nella risonanza tutta fisica e terrena del timbro, l'incisione e spinta, invece, oltre la scacchiera del bianco e nero, a valersi di colori sottintesi, piegando il tratteggio non solo a esprimere il chiaro- scuro o le ombre, ma a suggerire gradazioni d'intensita cromatica e fino la diversita del timbro. E' in questo senso che l'incisione di Morandi e andata sempre piu raffinandosi.
Si faccia un breve raffronto con pitture press'a poco coeve delle incisioni, o che comunque trattino un soggetto analogo; l'interdipendenza tra le une e le altre si rivelera allora in tutta la prodigiosa varieta di gamma, che una variazione quasi insensibile del tratteggio puo suscitare...
Questa arte che non e mai estemporanea, che non si vale mai del fascino prestigioso che la morsura dell'acido puo conferire anche al segno piu casuale, riesce tuttavia a salvare, come e talora quasi piu della pittura, la freschezza improvvisa dell'emozione, quel che di rorido, di trepido, di subitaneo, il manifestarsi stesso dell'immagine consente. E' tale presenza, dal principio alla fine della lastra, che da la misura dell'intensita di un'ispirazione, che non si arresta dunque al primo sbalzo fantastico, ma prosegue come un fuoco lento e tenace, e via via s'alimenta in se stessa. Quando la lastra e compiuta, sembra davvero d'un colpo solo sia stata impressa: e sul rame come sulla carta. E' proprio allora che viene il desiderio di ripercorrere invece il lungo minuto cammino, che e rimasto scritto passo passo nei segnetti neri e nitidi. L'acquaforte, tenuta a mantenere in vista i suoi ingradienti per cui non c'e impasto di tavolozza, si consegna, e quasi pare di poterla svolgere all'incontrario, mentalmente e al rallentatore. Cosi la musica si da nella scrittura, attraverso la precisa notazione; offre il segreto dei timbri, la formula delle armonie; la miscela dei contrappunti. Segreto, formula, miscela: ma quanto misteriosi ed evasivi, nell'apparente chiarissima ricetta. Non altrimenti le reti sottili di Morandi, le sue garze fluttuanti, i suoi rammendi invisibili: una volta investiti ali'immagine, la suggellano in quella pura realta mentale; ma non l'evocano, ne discendono.
Cesare Brandi