All’inizio degli anni '70 Mario Schifano ha una crisi nei confronti della pittura, crisi che coincide con un generale ripensamento sulla tradizione pittorica, innescato dal successo delle neoavanguardie concettuali. L’artista allora elabora un immaginario completamente nuovo, basato sulle immagini mediali che scorrono ininterrotte sugli schermi televisivi sempre accesi in casa e nel suo studio.
Con la sua particolare sensibilità multimediale, Schifano fotografa immagini di ogni tipo trasmesse dalla televisione, preleva e rifonda l’immagine con un’operazione che compenetra fotografia e pittura. Lavora, come sempre, con immediatezza e velocità. La foto passa attraverso la sua manualità pittorica e viene fermata nel tempo. Si perfeziona e si chiarisce quel concetto di “flusso di immagini” di cui è costituita la vita e l’arte di Schifano: la realtà costantemente mediata da un filtro, che la trasforma in immagine.
Mario Schifano nasce il 20 settembre 1934 a Homs nella Libia italiana. Dopo la fine della guerra tornò a Roma. Ritenuto da molti l'esponente di spicco della pop art italiana, venne considerato l'erede di Andy Warhol rappresentando un punto fermo dell'arte contemporanea italiana ed europea. Appassionato studioso di nuove tecniche pittoriche, all'inizio degli anni '70 ha iniziato a trasferire le immagini viste e fotografate in TV su tele emulsionate, isolando questi frammenti visivi dal ritmo narrativo delle sequenze alle quali appartengono. Negli anni successivi Schifano, già affascinato dalla comunicazione dei media e dalle icone contemporanee create dalla televisione, è tra i primi a sperimentare innesti tra pittura e altre forme d’arte come musica, cinema, video, fotografia, infatti usò il computer per creare opere d’arte, e riuscì ad elaborare immagini dal computer e riportarle su tele emulsionate (le "Tele computerizzate").