Alberto Burri (Città di Castello, 1915 - Nizza, 1995) è oggi riconosciuto tra gli innovatori radicali della seconda metà del XX secolo, precursore di molti movementi artistici tra cui: il New Dada, l'Arte Povera, il Nouveau réalisme, il Post Minimalismo e la Process art. Il suo lavoro lascia aperta la strada a molte interpretazioni critiche e metodologiche. Dopo la laurea in medicina e la partenza come medico militare, Burri inizia l'attività di pittore nel 1944 in un campo di prigionia in Texas. Fin dagli esordi matura un linguaggio astratto nelle serie dei Catrami (1948), delle Muffe (1950) e dei Gobbi (1950) in cui smalti sintetici, catrame e pietra pomice si fondono con i colori ad olio. È a partire dalla sperimentazione nell'uso di materiali eterogenei sulla tela che sviluppa le costanti del suo lavoro, sempre concepito per "cicli". Nel 1946 si trasferisce a Roma e dagli anni Cinquanta intraprende il celebre ciclo dei Sacchi: novità assoluta nel panorama artistico, che sarà d'ispirazione per lo stesso Robert Rauchenberg, conquistatodalla bellezza della juta carica di pigmenti incrostati, durante una visita allo studio del Maestro a Roma (1952) ed il richiamo internazionale porterà per la prima volta il lavoro di Burri negli Stati Uniti e in Canada (1953 - 1955). Nel 1954 introduce il fuoco come ulteriore strumento artistico, iniziando una serie di combustioniche coinvolgeranno Legni (1956), Plastiche (1958) e Ferri (1958). Nel 1960 partecipa su invito di Giulio Carlo Argan a La Biennale di Venezia a cui faranno seguito altre edizioni (1966, 1984, 1988). Dal 1973 sviluppa il noto ciclo dei Cretti, superfici materiche che ricordano le fessure della terra durante la massima siccità. Su questo filone si colloca il sudario di cemento con cui cementificò le macerie di vie e vicoli di Gibellina distrutti dal terremoto (1968). Monumento alla memoria, opera in bilico tra architettura, installazione e scultura, il Cretto di Burri fu realizzato tra il 1984 e il 1989, ma terminato postumo su una superficie di 90,000 mq nel 2015. A partire dal 1975 si dedica a Cellotex, un nuovo ciclo dove protagonista è un impasto di segatura e colla usato in edilizia. Nello stesso anno partecipa ad Operazione Arcevia, il progetto interdisciplinare dell'architetto Ico Parisi che riunisce un gruppo di artisti (tra gli altri: Lucio Fontana, Fausto Melotti e Michelangelo Antonioni) nel borgo omonimo, per cui Burri realizza il bozzetto per il Teatro oggi conservato a Palazzo Albizzini (Città di Castello).
Nel 1999 la Galleria d'Arte Maggiore G.A.M. pubblica un catalogo (Ico Parisi. La Casa, edizioni Electa, 1999) dedicato alla casa e all'importante collezione di arte di Parisi, testimoninaza delle molte collaborazioni con gli artisti a lui contemporanei.
L'intera produzione di Burri è da lui stesso concepita come un unicum di forma e spazio. Sul fronte della scultura si ricordano: il Grande Ferro (1980) esposto a Perugia in occasione dell'incontro tra Burri e Joseph Beuys; l'opera Il Nero e l'Oro (1993) realizzata per il Museo Internazionale delle Ceramiche (MIC) di Faenza e donata alla città, e il Grande Nero Cretto (1976/77) donato e conservato nello Sculpture Garden dell'University of California di Los Angeles (UCLA). Grande rilevanza ha anche l'attività di scenografo con le collaborazioni per le produzioni al Teatro alla Scala di Milano (Spirituals, 1963) e al Teatro Opera di Roma (November steps, 1992), solo per citarne alcune. Burri ha sempre operato anche sul versante della grafica, realizzando tra l'altro la locandina dei mondiali di calcio FIFA di Italia 90 (1990) e donando la serie Oro e Nero (1994) agli Uffizi di Firenze l'anno prima della sua morte.
L'opera di Burri ha creato influenze immense in tutta l'arte seguente, rimettendo in discussione il concetto di arte stessa: l'arte come finzione mimetica è definitivamente sorpassata da un'arte che vuole illustrare la vita usando la vita stessa. La sua arte è stata ed è d'ispirazione per gli artisti di tutti i settori, si ricorda tra gli altri: il film Il deserto rosso di Michelangelo Antonioni (1964), la performance sonora realizzata da Robert Del Naja (il probabile Bansky) dei Massive Attackal Cretto di Burriinsieme a Giancarlo Neri (2015) e le influenze sulla moda nell'ultima collezione di Laura Biagiotti (autunno/inverno, 2017 - 2018). Nel 2014 Christie's a Londra realizza un record d'asta (£4,674,500) per Combustione Plastica 1960-1961, superato da il Sacco e Rosso (1959) battuto per £ 9,109,000 da Sotheby's London nel 2016.
Dopo la sua morte hanno luogo numerose retrospettive nei maggiori musei italiani e del mondo, per ricordarne alcune: Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofìa, Madrid (2006), Palazzo Panizza, Torino (2003 e 2011) e al Solomon R. Guggenheim Museum di New York (2015). La maggior parte delle opere sono oggi conservate nella sua Città di Castello, divise fra la Fondazione Burri a Palazzo Albizzini e l'area degli Ex Seccatoi del Tabacco; ma anche in alcune delle più prestigiose collezioni permanenti mondiali: Centre Pompidou di Parigi, Salomon R. Guggenheim Museum di New York, Tate Gallery di Londra, Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea di Roma, Galleria d'Arte Moderna di Torino, MART - Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto.