Vasco Bendini (Bologna, 27 febbraio 1922 - Roma, 31 gennaio 2015).
La sua formazione artistica inizia negli anni Quaranta alla facoltà di Architettura di Firenze, che presto lascia per spostarsi all'Accademia delle Belle Arti di Bologna, dove frequenta i corsi di Giorgio Morandi e Virgilio Guidi. Nel 1949 espone per la prima volta a Milano e allestisce, nel 1953 a Firenze, la sua prima personale, presentata da Francesco Arcangeli. In questo primo periodo uno dei temi centrali delle sue opere è, senza dubbio, quello del volto, interpretato in chiave di archetipo, di figura universale, al limite dell'astrazione al quale è costantemente portato l'artista. Il suo lavoro guarda poi alle poetiche del gesto e della materia americane ed europee, soprattutto ad artisti come Wols e Jean Fautrier, per avvicinarsi, più tardi, all'ultimo naturalismo di Arcangeli. Superando gradualmente queste suggestioni, arriva a formulare un segno ampio nelle tempere su carta e raggrumato in densi impasti cromatici nei dipinti a olio. Dalla metà degli anni Sessanta Bendini attua un radicale cambiamento nella sua pittura con l'inserimento di oggetti, come nella serie "Oggetto come storia" (1966-73), elaborando elementi della cultura neodada e invadendo lo spazio reale con installazioni e azioni. Diviene così un antesignano delle ricerche che confluiranno poi nello sviluppo dell'Arte Povera. I dipinti dell'ultimo periodo sono superfici pittoriche di grandi dimensioni, di ampie stesure cromatiche, che coinvolgono lo spettatore e lo stimolano sia sul piano percettivo che su quello immaginativo, poetico e razionalmente etico. L'artista, infatti, ha la certezza che l'arte debba interagire con il fruitore e che, grazie a questo dialogo, non ci debba più essere un'interpretazione universale dell'opera ma solo percezioni soggettive.
Nel 1956 partecipa per la prima volta alla XXVIII Biennale di Venezia, dove ritornerà, con sale personali, nel 1964 (presentato da Maurizio Calvesi) e nel 1972 (presentato da Francesco Arcangeli e Renato Barilli). Nel 1969 presenta una performance al Museo civico di Bologna. Nel 1973 gli viene dedicata una sala personale alla X Quadriennale nazionale d'arte di Roma.
Partecipa a numerose mostre collettive tra cui si ricordano, per gli anni Settanta, Ottanta e Novanta: Arte in Italia 1960 – 1977, Galleria civica d'arte moderna, Torino, 1977; L'Informale in Italia, Galleria d'arte moderna, Bologna, 1983; Kunstmuseum, Lucerna, 1987; Pittura e Realtà, Palazzo dei Diamanti, Ferrara, 1993; Trasparenze dell'arte italiana sulla via della carta, Pechino, 1993.
Nel 1994 viene acquisita dalla FAO, Roma, l'opera di grandi dimensioni Il ciclo della natura, esposta permanentemente nel padiglione A della sede centrale.
Nel 1997 pubblica Parole trovate (Edizioni Aspasia, San Giovanni in Persiceto, Bologna), una raccolta di aforismi e riflessioni.
Nel 2000 è tra gli artisti scelti per la mostra Novecento, arte e storia in Italia, Scuderie Papali al Quirinale, Roma (Calvesi). Nel 2003 partecipa all'esposizione La pittura degli anni Cinquanta in Italia alla Galleria d'arte moderna di Torino.
Nel 2010 presenta opere storiche rispettivamente al Palazzo del Governatore di Parma (Nove100, Quintavalle, Bianchino) e alla Rotonda di Via Besana di Milano (Il grande gioco, Bruno Corà).
Il 27 febbraio 2013, in occasione del suo novantunesimo compleanno, si inaugura al MACRO di Roma la mostra Vasco Bendini 1966-67, curata da Gabriele Simongini.
Nel 2022 è in corso una mostra personale dedicata a Vasco Bendini, e curata da Bruno Corà, al museo Galleria Nazionale a Roma.
Le opere di Vasco Bendini vengono esposte nei maggiori musei italiani ed esteri:
Accademia di Belle Arti di Roma, Museo d'Arte Contemporanea di Roma (MACRO), Museo d'Arte Contemporanea di Trento e Rovereto (MART), Museo d'Arte Moderna MAMbo di Bologna, e The Art Museum - Princeton University, Princeton, New Jersey, U.S.A.
Galleria d'Arte Maggiore g.a.m. inaugura il 16 gennaio 2020 "Vasco Bendini. Opere Storiche". La mostra tramite una selezione di opere che parte dagli anni Cinquanta, il periodo Informale, passando per gli anni Sessanta dell'Arte Povera, segue l'evolversi della ricerca di Bendini che arriva a lambire l'arte performativa per non fermarsi davanti alla sfida della polimatericità nelle decadi successive.