Da uno scritto di Giorgio Morandi in «Giorgio MorandiLettere», a cura di Lorella Giudici, con uno scritto di Roberto Longhi, Abscondita, 2003.

 

«AUTOBIOGRAFIA 1928

Sono nato a Bologna nel 1890.

Fin da ragazzo dimostrai grande passione per la pittura, passione che col crescer degli anni divenne sempre più forte, sì da farmi sentire il bisogno di dedicarmici interamente.

Queste mie idee non erano però condivise da mio padre. Egli, dedito al commercio, avrebbe preferito che io avessi seguito le sue orme e non lasciò intentato nessun mezzo per piegarmi alla sua volontà; da buon padre, vedeva la via dell'arte incerta e difficile ed era preoccupato del mio avvenire.

Ma visto che ogni tentativo per smuovermi dalla mia idea riusciva vano e molto pressato dalle insistenze di mia madre, egli finì col permettere che m'iscrivessi all'Accademia di Belle Arti di Bologna.

Fu questa per me una gioia grandissima, purtroppo presto attristata dalla morte immatura di mio padre. Rimasi a diciotto anni con mia mamma e tre sorelline minori di me.

In questo grave momento della mia vita debbo alla saggezza di mia madre, che ha sempre avuto molta fiducia nella mia vocazione, se mi fu possibile continuare i miei studi.

Della mia permanenza all'Accademia di Belle Arti debbo dire, per la verità, che gli insegnamenti che venivano impartiti non ebbero altro effetto che di porre il mio spirito in uno stato di profondo disagio. Ben poco di ciò che ora serve alla mia arte vi appresi.

Fin dal tempo in cui ero iscritto ai corsi, ascoltai con entusiasmo e interesse il verbo demolire dei futuristi: troppo piatto ed ingombrante mi appariva l'indirizzo pittorico dell'Italia d'allora.

Anch'io come tanti altri giovani di buona volontà, sentivo la necessità di un totale rinnovamento dell'atmosfera artistica italiana. Questa mia iniziale adesione non andò più oltre di una partecipazione alla prima mostra dei "Giovani Futuristi"da Sprovieri a Roma.

Mi ero accorto che ancor meno delle vecchie, le nuove idee estetiche rispondevano alle esigenze del mio spirito. Sentii che solo la comprensione di ciò che la pittura aveva prodotto di più vitale nei secoli passati avrebbe potuto essermi da guida a trovare la mia via.

Questi studi, che non nascondo mi fecero pure cadere in nuovi errori, mi furono soprattutto benefici perché mi portarono a considerare con quanta sincerità e semplicità operarono i vecchi maestri, che costantemente alla realtà s'ispirarono, che appunto da questa risultava quel profondo fascino poetico emanato dalle loro opere e che dai più antichi ai moderni, chi non si era allontanato da questi princìpi aveva prodotto opere vive e dense di poesia.

Questo mi fece comprendere la necessità di abbandonarmi interamente al mio istinto, fidando nelle mie forze e dimenticando nell'operare ogni concetto stilistico preformato.

Di tutto il travaglio della mia adolescenza e giovinezza, questo è stato il migliore e più sicuro insegnamento che ho ritratto. Queste piccole verità sono state così ottenebrate dal disordine estetico e dall'ignoranza che non era necessaria, a noi giovani, minore fatica di quella attraverso la quale siamo riusciti a ritrovarci.

So quanto ancor lontana e difficile a raggiungere sia la meta che mi è dato di scorgere ma mi sorregge la certezza che la via che percorro è la vera. Nulla rinnego del mio passato perché nulla ho da nascondere di ozioso; la coscienza mi ha sempre guidato nell' operare e mi è di conforto il constatare che in tutti i miei tentativi, anche in quelli dei momenti di maggiore esitazione, la mia personalità è sempre riuscita ad affiorare.

Ho vissuto sempre in Italia.

Delle città visitate per studiare la mia arte, quella che più mi attira è Firenze dove ritrovo i sommi ed ove conto amici a cui mi lega una certa affinità spirituale.

Fra i pittori antichi, i toscani sono quelli che più mi interessano: Giotto e Masaccio sopra tutti.

Dei moderni ritengo Corot, Courbet, Fattori e Cézanne gli eredi più legittimi della gloriosa tradizione italiana.

Fra i pittori del nostro tempo che hanno giovato alla mia formazione ricordo Carlo Carrà e Ardengo Soffici; la loro opera ed i loro scritti hanno, a mio parere, esercitata una benefica influenza sull'indirizzo dell'arte italiana d'oggi.

Ho partecipato raramente alle esposizioni. Citerò la "Secessione"del 1914 a Roma, le replicate mostre nei principali centri artistici tedeschi organizzate da Mario Broglio, la "Primaverile fiorentina", la"Prima Mostra del '900 Italiano"a Milano, la recente del "Selvaggio" e l'Internazionale dell'incisione moderna, ambedue a Firenze nel 1927. [...]

Ho collaborato alle riviste d'arte di quest'ultimo decennio. La maggior attività l'ho data a "ValoriPlastici"e al "Selvaggio".

Articolie studi critici sull'opera mia sono statiscrittida Riccardo Bacchelli, Carlo Carrà, Achille Lega, Giuseppe Raimondi ed altri.

Ho ricevuto quest' anno l'invito all'opera come acquafortista a LaBiennale di Venezia.

Oltre che all'arte mi dedico all'insegnamento del disegno nelle scuole di questo Comune.

[...]

Per ragioni d'arte e di temperamento inclino alla solitudine; ciò non deriva né da vano orgoglio né da mancanza disolidarietà con tutti gli uomini della mia stessa fede».

 

 

Fin da prima della sua fondazione nel 1978, la Galleria d'Arte Maggiore g.a.m. ha costruito una solida relazione e collezione dell'arte di Giorgio Morandi, diventando negli anni il riferimento più autorevole sull'opera di Morandi sul mercato e anche partecipando alla promozione culturale della sua arte attraverso le collaborazione sulle mostre dedicate al Maestro nelle più importanti istituzioni nel mondo, tra loro: Tate Modern (London, 2000), Musée d'Art Modern de la Ville de Paris (2001), Metropolitan Museum (New York, 2008), Museum of Palazzo Fortuny (Venice, 2010-2011), Estorick Collection of Modern Italian Art (London, 2013).

 

 

 

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