Una vita trasgressiva, quella di Mimmo Rotella, che coincide perfettamente con l'immaginario della "vita d'artista" che tutti possediamo dentro di noi. Mimmo era così eccentrico tanto da essere l'ispiratore dell'esilarante protagonista di "Un Americano a Roma" interpretato da Alberto Sordi; infatti, nel 1953, appena tornato Kansas City, Mimmo girovagava per Roma con un abbigliamento vistosissimo, esageratamente di gusto americano. Una caratterizzazione così peculiare che Lucio Fulci, sceneggiatore del film e amico dell'artista, non si lasciò scappare.
Nato a Catanzaro il 7 ottobre del 1918, Mimmo Rotella abbandona la sua Calabria per trasferirsi a Roma nel 1945. In quell'anno inizia il suo percorso figurativo: con pastelli, matite e olio egli elabora uno stile astratto-geometrico rifacendosi a Kandinskij e Mondrian.
Ma improvvisamente, all'inizio degli anni Cinquanta, qualcosa nel suo discorso artistico muta radicalmente. Già nel 1949 Mimmo comincia a sentire qualche insofferenza a cui reagisce componendo delle poesie fonetiche formate da parole inventate, fischi, suoni e iterazioni onomatopeiche, che lui stesso denomina con il neologismo "poesie epistaltiche", redigendo un vero e proprio Manifesto letterario.
Dopo la sua prima personale del 1951 tenutasi alla Galleria Chiurazzi di Roma e l'ottenimento di una borsa di studio che lo condurrà, tra università ed esposizioni, fino a Kansas City, Mimmo giunge a un momento di svolta, che coincide con l'anno 1953. In quel momento l'artista comprende che il mezzo pittorico non era più adatto per la sua poetica attraverso quella che lui stesso definisce come l'"illuminazione Zen": la scoperta del manifesto pubblicitario come espressione artistica. Così nasce il décollage, una tecnica che porta l'artista a strappare i manifesti dai muri di Roma e ad incollarli sulla tela, sovrapponendoli. In realtà, il primo strappo compiuto da Mimmo Rotella, più che a un manifesto, è perpetuato nei confronti della pittura tradizionale. Egli inventa un modo di distruggere e ferire l'immagine che in realtà la esalta e la rende unica.
Quindi, oltre alla professione di "performer" ottenuta grazie alle sue poesie epistaltiche, Rotella diventa un vero e proprio "reporter": egli è un involontario cronista e un occhio-verità sul clima culturale del suo tempo, proprio grazie all'introduzione nei musei e nelle gallerie di manifesti pubblicitari, cinematografici e politici. Un clima basato su mitologie mondane: da Marilyn alla birra bionda, dalla religione al porno-cinema, dal video alla lotta politica, il tutto filtrato dal gesto violento e goloso dell'artista. Ed è proprio sulla mitologia che ruota attorno alle stelle del cinema che si basa la sua prima serie "Cinecittà", del 1958.
Rotella è un "disordinatore" che accetta il caos evidenziando l'aspetto promiscuo dell'immagine in base a una visione multipla e simultanea dove, a prevalere, è il desiderio di uscire dell'aspetto unitario e strutturale per addentrarsi in un terreno aperto, con devianze, sovrapposizioni, strappi e cancellazioni. L'obiettivo di Mimmo Rotella è quello di dimostrare che basta un piccolo spostamento perché le cose più banali diventino inedite, perché l'immagine sprigioni magia.
Nel 1961 su invito del critico Pierre Restany aderisce al movimento del Nouveau Réalisme e tre anni dopo si trasferisce a Parigi, dove elabora il procedimento della "Mec-Art" (abbreviazione di mechanical art), con il quale, proiettando immagini in negativo su una tela emulsionata, realizza opere che espone per la prima volta nel 1965 nella Galerie J di Restany. In seguito, continua la sua ricerca realizzando la serie degli Artypo, prove di stampa tipografiche scelte e incollate liberamente sulla tela. Nel 1975 realizza le prime Plastiforme, cioè manifesti strappati posti su supporto di poliuretano.
Le opere più recenti di Mimmo Rotella non sono altro che l'auto-analisi di quelle antiche. Secondo l'artista questo è il modo giusto di invecchiare: non aggiornandosi, ma contribuendo a chiarire il senso del proprio lavoro. Tutto il suo lavoro è, in realtà, destinato a durare ed è il massimo per un'operazione che si basa tutta sull'effimero dei mass-media. La lezione di Rotella è che non bisogna adeguarsi ai tempi forzosi del consumo. Proprio perché si tratta di lavori stratificati e complessi che impongono un lungo tempo di lettura, si collocano contro il facile spreco dell'immagine. La sua operazione di riciclaggio vuole essere la proposta di un tipo di visione analitico e critico.
Dopo essersi trasferito a Milano negli anni Ottanta, ha dato inizio alla serie dei Blanks, in cui ricopre i manifesti con fogli monocromi, come avviene per la pubblicità scaduta. A partire dal 1984, ha ripreso a dipingere, creando il ciclo di opere intitolato "Cinecittà 2" e successivamente le "Sovrapitture", in cui interviene pittoricamente sui manifesti pubblicitari. Ha esposto le sue opere al Centre Pompidou di Parigi e al Museum of Modern Art di New York nel 1990. Nel 2000, è nata la Fondazione Mimmo Rotella con l'obiettivo di sostenere l'arte contemporanea e preservare l'opera dell'artista. Mimmo Rotella morirà a Milano l'8 gennaio 2006.