Power 100 "Classico": i Leader del contemporaneo storicizzato

Franco Fanelli , Il Giornale dell'Arte , Octobre 1, 2021

Dopo i POWER 100 "2.0" pubblicato nel numero scorso, presentiamo ora i top player
del contemporaneo consolidato: da Fontana alla Transavanguardia, il filone d'oro dell'arte italianadel secondo '900. I custodi di oggi spesso sono gli stessi scopritori che l'avevano valorizzata

Un territorio vasto e "geologicamente" assai varie­ gato si estende, volendo tentare di circoscriverlo, da Fontana e Manzoni (unanimemente ricono­ sciuti come padri dell'arte che oggi chiamiamo "contemporanea" e come tali di innegabile attua­lità) alla fine degli anni Settanta del '900. La sua fi­ne (oggi) si estende al tramonto, cioè, di un'idea di arte ancora di filiazione modernista, quindi radi­ cata nelle avanguardie di inizio '900, che pure ha ispirato quasi tutte le tendenze emerse dal secon­ do dopoguerra alla fine degli anni Settanta del XX secolo. E' il pianeta dell'"arte contemporanea

classica" o se si preferisce "storicizzata". Ed è di questo pianeta (colonizzato per breve tempo dalle correnti anticoncettuali e citazioniste, come la Transavanguardia e il Neospressionismo) che si occupa l'indagine da cui è scaturita la lista di 100 nomi qui pubblicata e che fa seguito a quella usci­ ta nel numero scorso di "Il Giornale dell'Arte", in­ centrata invece sul "contemporaneo 2.0", cioè sui protagonisti dell'arte anagraficamente più attuale. L'idea di questa seconda puntata nasce da una considerazione elementare. Il si­ stema dell'arte contemporanea è diviso in due pianeti: quello del passato prossimo e quello del presente. Si vedrà come artisti af­ fermatisi nel passato prossimo siano tuttora non solo quotatissimi, ma anche, sotto il profilo poeti­

co, di grande attualità (un nome a caso: Giovanni Anselmo); e che di questi artisti si occupano gal­ leristi di prima grandezza. Ma le regole e il fun­zionamento ecologico dei due pianeti sono profondamente diversi, soprattutto quando si parla di ciò che determina le rispettive stagioni, cioè il mercato (lasciando da parte, per quanto fondamentale, l'approccio critico). C'è anche chi, però, sa essere protagonista in entrambi i territori: gli "interplanetari", o trasversali se si preferisce, già apparsi nella prima uscita di

"Power 100 Italia", sono segnalati a parte. Ancora una volta la nostra indagine è mirata alla realtà italiana. La lista è il frutto del confronto incrocia­ to dei nomi raccolti (attraverso infinite consulta­ zioni e segnalazioni di accreditati addetti ai lavo­ ri) da sei collaboratrici di questa testata (Camilla Bertoni, Laura Lombardi, Ada Masoero, Francesca Romana Morelli, Michela Moro e Olga Scotto di Vettimo, in maniera da ottenere una copertura anche geografica nella nostra indagine). Il lettore noterà che questa volta non compaiono le case d'asta. Il fatto è che tutte, Sotheby's, Christie's, Finarte, Il Ponte, Blindarte, Farsetti, Dorotheum, Bertolami, Pandolfini, Wannenes, Cambi, Me­ eting Art, Bolaff, sarebbero state da segnalare. Tutte, in diversa misura, hanno voce in capitolo in questo esteso settore, non foss'altro perchè raggiungono tutti i livelli e i gusti del collezioni­ smo. Scegliere, escludere, sarebbe stato ingene­ roso. Emerge un dato: la presenza femminile nella lista cala in maniera sensibile rispetto alla prima uscita. E questo dà l'idea della velocità e della profondità con cui, negli ultimi trent'anni, l'intero sistema dell'arte italiano, una volta pre­ sidiato da uomini (con rare eccezioni), sia muta­to. Un'ultima riflessione riguarda il concetto di "Power", potenza, potere, cui è intitolata questa

lista. Perché occorre capire che non si parla, qui, solo di potere economico o politico (nel senso lato del termine). Durante le consultazioni che hanno preceduto la compilazione della lista si è tenuto conto non solo dell'incidenza che i suoi componenti esercitano sul sistema dell'arte, ma anche di un'altra forma di "potere" che me­ glio sarebbe traducibile con autorevolezza. Prerogativa, questa, non solo dei più coscienziosi critici e storici o dei più seri e competenti ope­ ratori di mercato, ma anche di chi certe stagio­ ni le ha vissute da protagonista o da testimone, sostenitore o ispiratore, creatore o promotore. La stessa memoria storica conferisce autorevo­ lezza. Ecco perché, tra i cento, sono numerosi coloro (galleristi, critici, collezionisti, artisti) che tuttora sono punti di riferimento ineludibili, fonti insostituibili per stabilire una verità stori­ca. Quando a Fitzcarraldo, nell'omonimo film di Werner Herzog, gli investitori e gli imprenditori che avrebbero voluto giovarsi della sua sfortuna­ ta impresa chiedono quali prove avrebbe potuto addurre sulla veridicità del suo racconto, il ro­mantico avventuriero che voleva portare il teatro dell'Opera nella foreste amazzonica risponde: "La prova è nei miei occhi, nella mia memoria: la mia prova è la mia presenza"

 

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