Noi e Giorgio de Chirico

Redazione, Il Giornale dell'Arte, Novembre 1, 2018

Il rapporto tra Giorgio de Chirico e la Galleria d'Arte Maggiore g.a.m. inizia fin dagli esordi negli anni Settanta, quando Franco e Roberta Calarota (fondatori della galleria, diretta dal 2011 dalla figlia Alessia) conoscono personalmente il Maestro che li invita a fargli visita nel suo studio in Piazza di Spagna a Roma. Durante quegli amichevoli incontri di intenso approfondimento culturale, viene selezionato un nutrito corpus di opere di alta qualità che sarà il punto di partenza per le mostre curatoriali realizzate negli anni sia nella storica sede di Bologna, a cui si affianca un nuovo spazio a Milano, sia in sedi istituzionali italiane ed estere. Tra le esposizioni più significative c'è senza dubbio l'importante retrospettiva «Giorgio de Chirico. La fabrique des rêves», realizzata al Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris nel 2009 proprio grazie alla decisiva collaborazione con la Galleria d'Arte Maggiore g.a.m.

La mostra antologica riuniva circa 160 opere a partire dal 1911 e rimane a oggi la più completa mai realizzata sull'opera di de Chirico. Da sempre impegnata nella realizzazione di esposizioni che siano motivo di riflessione e che possano offrire un punto di vista originale sull'arte dei grandi maestri, Maggiore g.a.m. presenta nel 2013 alla Phillips Collection di Washington l'esposizione «Giorgio de Chirico. Myth and Archaeology», inserita negli eventi ufficiali per la celebrazione dell'anno della cultura italiana negli Stati Uniti, che mette al centro la figura del manichino nelle sue declinazioni pittoriche e scultoree. Da questo emblema dell'opera di de Chirico nasce il dialogo tra moderno e contemporaneo, con la riflessione di Francesco Vezzoli sul lavoro del Maestro, contenuta all'interno del catalogo in un'interessante conversazione con Gianfranco Maraniello. La mostra dimostra ancora una volta come la pittura di de Chirico continui a essere molto attuale e fonte di ispirazione e confronto per le generazioni di artisti successive. Se da un lato l'arte di de Chirico mantiene quindi legami profondi con il nostro tempo (e le influenze della Metafisica e del Surrealismo si ritrovano ancora oggi nelle più varie zone culturali della nostra attualità, dall'architettura alla narrativa moderna, dal teatro al cinema), dall'altro riprende anche il colloquio con il mondo classico.

Giorgio de Chirico, «Venezia. Palazzo Ducale», metà degli anni Cinquanta, 62x76 cm, courtesy Galleria d’Arte Maggiore g.a.m., Bologna/Milano; 

Giorgio de Chirico, «Cavalli in riva al mare», c. 1935, olio su tela, 45x55 cm, courtesy Galleria d’Arte Maggiore g.a.m., Bologna/Milano

 

La capacità dell'arte di de Chirico di trascendere la dimensione del tempo è stata testimoniata dalla mostra organizzata da Franco e Roberta Calarota al Museo Civico Archeologico di Chianciano Terme nel 2012: le sue figure senza volto, i suoi imperscrutabili manichini, quelle famose «Muse inquietanti» che popolano il suo universo, rievocano soggetti e personaggi del mito dell'antichità, e si accostano ai canopi, ai corredi funebri e agli affascinanti reperti etruschi conservati nel museo. Le sculture tornano infine protagoniste anche nella mostra organizzata nel 2014 presso l'Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra, con cui Maggiore g.a.m. ha collaborato a lungo per una serie di esposizioni tra cui quelle dedicate a Giorgio Morandi, Renato Guttuso, Giacomo Manzù e Pablo Echaurren, solo per citarne alcune. Mentre nel caso della mostra «Giorgio de Chirico. Il labirinto dei sogni e delle idee» del 2012, la collaborazione è stata con il Centro Saint-Bénin di Aosta e la cura a carico di Luigi Cavallo e Franco Calarota. Tante sono anche le esposizioni organizzate nella sede storica di Maggiore g.a.m. a Bologna e nella nuova sede di Milano, dove l'opera di de Chirico è stata protagonista in molteplici personali, come quella del 2004 costituita da opere di grande importanza come il famoso autoritratto con la madre risalente al 1921, ma anche tanti sono i confronti e i dialoghi, come nel caso della mostra «Giorgio de Chirico. Giorgio Morandi. Poesia e mistero si incontrano» tenutasi all'inizio del 2000.

La sospensione nel tempo e nello spazio in cui sono immerse le famose bottiglie di Morandi entravano in diretto contatto con gli scenari ambigui e immoti da cui emergono i noti manichini di de Chirico, mettendo in luce due modi diversi di interiorizzare il mondo esterno. Dialoghi che Maggiore g.a.m. non esita a esportare in giro per il mondo anche attraverso la partecipazione alle fiere internazionali, come testimoniano lo stand dedicato ai due maestri ad Art Basel Hong Kong, che ha anticipato di poco una manifestazione internazionale cinese con l'opera di de Chirico, riscuotendo subito grande successo. 

Giorgio de Chirico, «I gladiatori», 1928, olio su tela, 92x73 cm, courtesy Galleria d’Arte Maggiore g.a.m., Bologna/Milano; Giorgio de Chirico, «Ettore e Andromaca», 1942, olio su tela, 80x60 cm, courtesy Galleria d’Arte Maggiore g.a.m., Bologna/Milano



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